Una delle domande maggiormente ricorrenti da parte di tutti i giovani (e non solo essi) che sono stati assunti con il nuovo contratto a tutele crescenti predisposto al Jobs Act è relativo alla concreta possibilità di poter avere accesso a un mutuo o a un prestito.
Il timore – tutt’altro che facilmente smentito – è infatti relativo al fatto che l’assenza di sostanziali garanzie di non licenziamento nelle prime fasi di vita del contratto possa essere inteso come una forma di precarietà assoluta da parte del finanziatore, con ciò che ne consegue in sede di richiesta di un prestito bancario.
Ebbene, come era lecito immaginare, le banche stanno muovendo i propri passi per cercare di individuare il giusto punto di equilibrio tra la propria voglia di erogare, in linea con i budget precedentemente approvati, e l’obiettivo di rispettare le proprie politiche creditizie, con particolare riferimento alla gestione del rischio.
Prestiti a neoassunti con il Jobs Act da Unicredit
Un esempio concreto di quanto sta accadendo lo ha offerto Unicredit, che qualche giorno fa ha ufficialmente annunciato la possibilità di introdurre la nuova forma contrattuale nel novero di quelle che sono equiparate a quelle a tempo indeterminato ante-riforma, e sia dal punto di vista della valutazione creditizia, sia dal punto di vista dell’offerta commerciale. In altre parole, gli assunti con il Jobs Act potranno accedere al credito con le vecchie condizioni.
La decisione dell’istituto di credito è stata comunicata attraverso una nota ufficiale siglata dal country chairman Italy del gruppo, Gabriele Piccini, il quale ha colto l’occasione per sottolineare come il proprio istituto sia ben lieto di poter favorire le ultime evoluzioni del mondo del lavoro, e valorizzare la continuità lavorativa, indipendentemente dalla tipologia di contratto e dalla dimensione aziendale.
Trovano così applicate anche le ambizioni dell’Abi, che per voce del presidente Antonio Patuelli aveva lanciato chiari segnali di ottimismo sulla disponibilità delle banche a proseguire le attività di erogazione di prestiti e di mutui anche nei confronti dei neoassunti con il contratto a tutele crescenti del Jobs Act.
Per Patuelli, l’importante per le banche non è il modo con cui vengono esplicitate le tutele dal licenziamento rispetto al passato, piuttosto il fatto che le domande di prestito vengono avanzate da lavoratori con contratto stabilizzato, intendendo per tale anche quello che è stato recentemente disciplinato e posto in attività attraverso il c.d. Jobs Act.