Il petrolio e l’oro hanno garantito importanti soddisfazioni agli investitori dello scorso decennio e, in misura ancora rilevante, ai traders degli ultimi anni. Eppure, nel 2014 (e prevalentemente nella sua seconda parte) non sono pochi gli elementi che hanno reso molto più complessa l’osservazione previsionale dell’oro giallo e dell’oro nero. Ma come comportarsi, dunque, nel 2015?
In linea di massima, è bene scordare tutti i vecchi paradigmi. In passato si sosteneva che ad un clima di austerity corrispondessero elevate quotazioni del petrolio, e che in caso di crisi l’oro potesse consolidare ulteriormente la sua funzione di bene rifugio. Oggi giorno, le cose sembrano essere fortemente cambiate, e se siamo in tempi di austerity e di crisi (elementi innegabili) è altrettanto verso che il barile di greggio vale meno di 70 dollari, e che l’oro è oggi ai minimi degli ultimi tempi, con un valore di circa 1.200 dollari l’oncia (un terzo di quanto valeva nel 2011).
Ma perchè l’oro e il petrolio sono così in affanno in un contesto che, per loro, dovrebbe essere premiante? E cosa succederà nei prossimi mesi?
Al fine di rispondere compiutamente alle domande di cui sopra, iniziamo con il ricordare che gli investitori, negli ultimi mesi, hanno confermato la preferenza ad investire in azioni a maggiore tasso di rischio, e obbligazioni a tasso fisso, piuttosto che sull’oro o sul petrolio.
Di qui, il tentativo di comprendere cosa accadrà nei prossimi mesi. Partiamo dal petrolio: quotazioni così basse dell’oro nero potrebbero essere addirittura salutari per l’Eurozona, visto e considerato che la caduta della quotazione del greggio è una sorta di “trasferimento” di ricchezza dai Paesi produttori ai Paesi consumatori, con rapido miglioramento delle condizioni di questi ultimi, mediante incremento della marginalità delle imprese industriali, e risparmi delle famiglie sulle bollette.
Di fatto, una situazione come quella attuale, in cui il petrolio ha quotazioni molto basse, potrebbe non solamente giocare un ruolo fondamentale sotto il proprio dell’equilibrio economico finanziario delle aziende, e sulla salvaguardia dei portafogli delle famiglie, quanto anche sul fronte della fiducia complessiva, che dovrebbe essere rivista al rialzo (a patto di dimenticare coloro che invece pensano che il calo del prezzo del greggio sia un sintomo del rallentamento della crescita globale).
Per quanto concerne invece l’andamento dell’oro, la situazione è forse ancora più complessa, visto e considerato che tra il rafforzamento del dollaro, il calo della materia prima in alcuni mercati di riferimento e tanto, tanto altro ancora, le determinanti che condizioneranno l’evoluzione del lingotto non sono poche. L’impressione è comunque che, almeno per l’oro, il 2015 possa essere un anno di ripresa.