Settimana di grande palpitazione sui mercati valutari, in attesa di quel che deciderà la Federal Reserve.
E dunque l’inizio delle negoziazioni non sarebbe potuto che essere contrastante per il dollaro, che risente dell’elevata incertezza sull’esito del FOMC di giovedì prossimo.
I dati in uscita non sono particolarmente attesi, e dunque raramente prima di giovedì ci saranno elementi sufficienti per poter generare una grande influenza sul mercato.
Per la decisione Fed di questa settimana quello che rileva di più sono le ricadute sull’economia domestica e globale del rallentamento della Cina.
Per quanto concerne l’euro, la valuta unica europea ha aperto la settimana con un ritmo piuttosto sostenuto posizionandosi in area 1,13, ma comunque non sembra essere riuscito a superare la resistenza critica che gli analisti tecnici di ISP avevano posto in 1,1375 EUR/USD, base del range 1,1375-1,1410 che avrebbe potuto aprire il fronte rialzista.
In ambito macroeconomico e di analisi fondamentale, praticamente nullo è stato il beneficio dei dati di produzione industriale dell’area, recentemente pubblicati con elementi di valutazione più forti delle attese. Così come avviene per il dollaro, anche per l’euro questa settimana l’unico market mover è di fatto il FOMC e le sue decisioni sui tassi di interesse. Più sul medio termine, riteniamo probabile che l’euro scenda sotto quota 1,10 EUR/USD entro fine anno al di là delle decisioni della Fed, anche – pertanto – nell’ipotesi di una conferma dell’attuale livello dei tassi.
Concludiamo infine con la sterlina, anch’essa – come l’euro – in grado di aprire la settimana in maniera piuttosto sostenuta tra 1,53 e 1,54 GBP/USD, dimostrandosi più resistente dell’euro rispetto al quale avanza leggermente pur restando ancora in area 0,73 EUR/GBP. Sul breve termine ci attendiamo pochi scossoni, fatti salvi quelli che potrebbe provocare momentaneamente la decisione del FOMC della Federal Reserve tra qualche giorno.
Sul medio termine, invece, e per gli appassionati di analisi fondamentale, bisognerà osservare con grande attenzione i dati che scaturiranno nelle prossime settimane, e anche andranno a tracciare un quadro più o meno sostenuto della sostenibilità dell’economia della zona nel corso del quarto trimestre dell’anno.
Discorso simile per lo yen. Prima del FOMC di giovedì non ci attendiamo novità nel cambio, poiché la Bank of Japan, pur rilevando i rischi che derivano dal rallentamento dell’economia cinese, ha mantenuto una valutazione moderatamente positiva dello scenario domestico.
Dunque, occhi aperti a giovedì, giornata che potrebbe essere molto importante per orientare i prossimi corsi dei cross valutari.